IL RISTORANTE 104 di Via Urbana è un piccolo cantuccio nel rione Monti che è diventato per noi da tempo un sicuro approdo nelle notti incerte, quando vogliamo essere sicuri di un’accoglienza cordiale e di una cucina di pesce, anche innovativa, ma senza cadute, grazie alla comune e armoniosa gestione di una simpatica coppia di giovani sardi: il marito in sala e la moglie in cucina. L’asso nella manica dei due è senz’altro l’eccezionale freschezza e qualità della materia prima in arrivo giornaliero dall’isola. Ogni volta che ci torniamo abbiamo un grave problema di coscienza di fronte all’astice o aragosta segnalati dal menu che a noi piacciono moltissimo, ma che ci fa male veder prendere di peso dall’acquario in sala in cui stanno nuotando pacifici.Tanto può la mala fede degli uomini!
Nella visita più recente abbiamo apprezzato la scelta di antipasti caldi: fasolari con radicchio, polipetti con pinoli all’aceto balsamico, chioccioline di mare alle erbe, cannolicchi gratinati e superbi gamberi rosa al mirto bianco. I due primi non sono stati da meno: anzi non sappiamo se tessere lodi maggiori per la corta pasta fatta in casa ai funghi e gamberi, o per gli gnocchetti sardi eccezionalmente prelibati conditi con la rarissima bottarga fresca di muggine. Per secondo ci sono stati serviti tenerissimi polipi su di un letto di calda purea di patate insaporita di aglio ed erbette. Abbiamo avuto la faccia tosta di non rifiutare il divertente carrello di dolci; millefoglie alle pere, bavarese alla cannella e cioccolato amaro e un morbido creme caramel al caffè. Anche i vini sono stati adeguati: un profumatissimo, erbaceo, fresco e leggermente mosso bianco sardo di Cherchi e un Vermentino di Luni più strutturato del precedente, asciutto, con un fondo leggermete e piacevolmente amaro. Anche la vernaccia sarda e l’acquavite di mirto, oltre a una grappa di Teroldego sono state gradite senza riserve. Il conto in condizioni simili di edonistico compiacimento non può essere troppo basso e rappresenta un giusto richiamo alla ragione che la gradevolezza dell’ospitalità ha magari fatto perdere di vista.
