La negazione è comprensibile, ma non risolve il problema della responsabilità individuale e di gruppo. È triste per me constatare come, volendo parlare della gestazione, mi trovi a parlare così tanto di aborto: ma il fatto è che la gestazione è un periodo della vita della donna che esalta al massimo grado le due alternative di esercitare il suo potere sulla vita e sulla morte.
In ogni caso, anche la gravidanza è sempre in parte voluta e non voluta, più o meno inconsciamente. Se una donna rimane incinta, quasi sempre lo ha voluto, perché l’organismo ha a disposizione tantissimi strumenti psicosomatici di difesa dalla gravidanza non voluta: dal prolasso vaginale, all’incremento del ph, alle affezioni ovariche e la medicina psicosomatica e la ginecologia ben conoscono queste risposte femminili alla gravidanza indesiderata e all’ambivalenza sempre presente nelle intenzioni umane. Talvolta sono proprio le ambivalenze che squassano la persona.
Una mia paziente, che posso ora definire: “felicemente guarita”, viveva paralizzata dall’ambivalenza nei confronti di ogni piccola o grande scelta: anche per un capo di abbigliamento o un accessorio non le riusciva di prendere una decisione senza rimpiangere l’alternativa rifiutata. La sua vita era una sofferenza e divenne un tormento quando si trattò di decidere di “comprare” un bambino ( in Piemonte si dice comunemente “comprare un bambino” per “partorire”). Mozart nel Don Giovanni ha costruito sulle parole di Da Ponte, un capolavoro sull’aria di Zerlina “Vorrei e non vorrei…” e poi ancora nelle Nozze di Figaro con Cherubino che esprime la sua esitazione: “Non so più cosa son, cosa faccio”, preso tra la voglia di conquistare le donne e la voglia di essere donna a sua volta.
Interessanti sono le osservazioni a questo proposito della psicoanalista argentina Raquel Soifer (1986): l’ipersomnia, che coglie la donna quando l’organismo ha già percepito, senza che se ne sia acquisita la consapevolezza, lo stato di gravidanza, esprime la difesa dall’ansia troppo forte; il vomito che si manifesta quando ancora non c’è la percezione cosciente della gravidanza esprimerebbe il rifiuto e il desiderio di espellere l’essere annidato nel ventre.
Sono osservazioni solo parziali perché sia il sonno sia il vomito hanno anche altri significati psichici inconsci.
In realtà il sonno è anche un mezzo per calarsi in sé stessi, per vedere meglio cosa c’è dentro di noi, anche aiutati dall’ipersensibilità percettiva che lo stato di dormiveglia sviluppa.
Insieme desiderio di fuga e desiderio di vedere inducono un sonno che non è sano, ma depressogeno e che è meglio contrastare con attività disintossicanti, come lo sport o il divertimento, o l’attività intellettuale. Non è vero inoltre che nel sonno si abolisce il mondo, spesso è proprio nel sonno che, come Don Chisciotte oppure Orlando, cadiamo vittime dei fantasmi.
Per quel che riguarda il vomito il suo significato non si esaurisce in quello di rifiuto inconscio, che spesso è solo un aspetto di una costellazione psichica molto complessa che riguarda il gruppo affettivo e sociale.
Un’altra ragazza di diciassette anni colpita da crisi depressiva dopo l’avvenuto aborto aveva rifiutato il bambino dopo che il suo partner l’aveva esortata a tenerlo, per timore di dover rivelare la verità alla madre. La ragazza tra l’altro continuava a vomitare come aveva iniziato a fare durante la gravidanza. L’analisi permise di leggere diversi livelli del significato della depressione e del vomito. Un livello riguardava il rifiuto di accettare che il matrimonio le venise offerto “a causa della sua gravidanza”; un altro era l’identificazione eccessiva con la madre, donna autoritaria e castratrice, che la ragazza ha inteso anche superare rifiutando un “buon partito” ben più appetibile che quell’ometto castrato del padre. Un caso dove la strumentalizzazione da più parti del bambino balzava evidente in modo impressionante e dove il vomito esprimeva rifiuto non tanto del bambino quanto di una serie di figure, reali e fantastiche che solo l’analisi poté mettere e fuoco, permettendo il superamento della depressione e la scomparsa dei sintomi.