Psicoanalisi contro n. 3 – L’INGENUA SPERANZA

dicembre , 1993

La stupidità e la banalità dominano il mondo; non sarebbe possibile altrimenti. Io credo nella potenziale uguaglianza di tutti gli uomini, ma so che le condizioni sociali e ambientali, gli sfruttamenti millenari e soprattutto la non volontà e l’incapacità di insegnare di coloro che, nel lungo cammino della storia umana, hanno tenuto le redini del potere, li hanno resi disuguali. Questa incapacità è soprattutto evidente nella cosiddetta «famiglia»; non mi riferisco solo alla famiglia attuale, fondata sul rapporto di coppia tra due individui di sesso diverso, ma anche a quel tipo di famiglia che coincide con tutto il gruppo sociale, quando è unito da un vincolo di sangue. Gli adulti, maschi e femmine, non hanno mai saputo insegnare Quando sia incominciato questo meccanismo perverso è impossibile dirlo. L’insegnamento ufficiale, che il gruppo affida, istituzionalmente, ad alcune persone, non è altro che il riverbero di questa incapacità di fondo. Non ho voluto dire incapacità costitutiva, perché allora dovrei dire che anche l’incapacità di imparare è costitutiva, nel qual caso banalità e stupidità sarebbero destinate a regnare sovrane, nei secoli dei secoli, senza che gli esseri umani abbiano speranza di riscatto. Di fatto, però, solo pochi individui, eccezionalmente dotati, riescono a riscattarsi. Indubbiamente, questa mia è una visione che può parere aristocratica, anche se ho usato il termine in quella che è un’accezione comune, ma etimologicamente scorretta. La specie umana non è guidata dai migliori, che sono una minoranza e di rado detengono il potere. Questo è ancora peggio che se non lo detenessero mai perché permette agli ingenui come me di sperare in un mondo migliore, in cui si possa insegnare la giustizia attraverso la giustizia, la bellezza con la bellezza e l’amore con l’amore.

2
Questa situazione perversa è talmente incancrenita e allo stesso tempo bizzarra che talvolta i migliori riescono ad affermarsi, imponendo all’ammirazione universale il giusto, il bello e l’amore. Ecco perché Fidia, Raffaello, Dante, Shakespeare e Bach sono diventati emblemi della bellezza e grandezza umana. Certo, basta entrare nella Cappella Sistina, e vedere le orde di barbari inebetiti che girano gli occhi e torcono il collo per guardare, e soprattutto ascoltare i loro commenti, per comprendere che quasi tutti coloro che si trovano lì, sono spinti dal loro dovere di turisti, e in realtà non capiscono nulla di quello che vedono,nulla di quelle meravigliose immagini, narranti storie che vanno oltre il tempo. Quasi nessuno di essi nella vita persegue la giustizia, la bellezza o l’amore. Eppure l’ammirazione di simili persone per quelle opere che sfolgorano di una grandezza quasi misteriosa non è stata solo imposta. Io, forse, mi illudo, ma credo che ogni essere umano, sia pur inconsciamente, percepisca qualcosa. Io non considero l’inconscio solo come la sentina di tutte le pulsioni perverse e rifiutate, ma lo vedo anche come il luogo in cui si annida la speranza. Nell’inconscio si sono nascosti la giustizia, la bellezza e l’amore. Tutti gli uomini hanno provato, almeno una volta nella loro vita, la nostalgia. Sto parlando della nostalgia senza oggetto, che prende, all’improvviso, creando una situazione di struggimento profondo, in cui si vorrebbero dire e pensare cose di cui non si è invece capaci. Qui si nasconde la dignità dell’uomo, nel rimpianto per il paradiso perduto o per l’età dell’oro.

3
Anche la psicologia ha bisogno di essere stupida ed in mano agli stupidi. Non sto parlando soltanto dei giochetti televisivi o dei test dei rotocalchi, che servono a far passare il tempo, nella tremenda ed esasperante situazione di una spiaggia sudicia ed affollata, di fronte ad un mare avvelenato. Parlo anche di libri che vanno per la maggiore, di dotte chiacchierate di psicologi alla moda. Si riversano sul pubblico cumuli di ovvietà. Il giornalista domanda: «Professore, cosa prova il prigioniero in balia dei suoi rapitori?» E quello risponde: «Alcuni provano intensa paura e si abbattono, altri tentano di reagire con un meccanismo contro-fobico». Se lo psicologo è uno psicoanalista, troppo spesso, risponderà più o meno così: «Indubbiamente, alcuni sentiranno il carceriere come il padre e gli si sottometteranno, altri lo percepiranno come figura materna e cercheranno di blandirlo».
Non voglio affermare che tutti gli psicologi e psicoanalisti siano capaci di dire soltanto sciocchezze, ma certo che le banalità che la scienza psicologica
riesce a diffondere per il mondo sono paurose. Eppure, sin dal suo primo sorgere, di quante profonde ed acute intuizioni è stata capace la psicoanalisi e quante ancora continua ad averne oggi!
Negando totalmente l’insegnamento psicoanalitico, si afferma di voler lottare per raggiungere cose concrete (anche se non si sa bene cosa e con quali strumenti) piuttosto che cercare di capire. Così le rivoluzioni producono soltanto cambiamenti superficiali e la revisione dei libri di testo; mentre l’uomo e la donna rimangono gli stessi: ottusi e tirannici nella loro incapacità di insegnare e nella loro pervicace volontà di ascoltare soltanto ciò che non mette a disagio.

4
Gli artisti scelgono questa o quella forma d’arte, oppure oscillano tra opposte tentazioni, spinti dal bisogno di guadagnare e dal desiderio di sentirsi privilegiati, perché accreditati, senza fatica, come depositari di valori che nessuno può permettersi di verificare davvero; oltre che per il piacere di esibirsi. Per esporsi rischiando di persona ci vuole un grande coraggio: la ricerca di autentici valori è faticosa. Il coraggio e la forza non si trovano dietro l’angolo, ma possono solo essere il frutto di insegnamenti preziosi e prolungati.
Chi può dare, però, un simile tipo di insegnamento, se così pochi accettano l’onere di essere maestri d’arte come di vita? Perché si dovrebbe avere l’umiltà di ascoltare quei pochi che si sobbarcano il compito di parlare, dal momento che ascoltare davvero mette a nudo le proprie debolezze, destruttura la costruzione di piccole ovvietà su cui abbiamo accettato di fondare la nostra vita? D’altronde se nessuno ha il coraggio di ascoltare, non ha senso che qualcuno accetti di parlare. L’artista e l’uomo debbono sforzarsi di riappropriarsi del loro coraggio e smascherare e denunciare l’espropriazione e gli espropriatori.
Per questa speranza io vivo, uomo, scienziato e artista, alla ricerca della giustizia, della bellezza e dell’amore.