17 – Novembre ‘85

novembre , 1985

Così sia

Il sonno della ragione non genera più mostri. Non c’è però motivo di consolazione: infatti il mondo intero sembra essersi addormentato. Addormentate folle di sonnambuli seguono pochi pifferai che li guidano verso le nere acque. Il mito della ragione è forse quello che ha meno radici nella realtà della storia umana, o meglio: la ragione degli uomini dorme da sempre e dal suo sonno sono sempre scaturite quelle che gli uomini si sono compiaciuti di chiamare mostruosità. Oggi però viene meno anche ogni senso epico e lo spirito della tragedia sembra sempre più estraneo alla vita quotidiana di milioni di imbecilli. Clamoroso in tal senso è forse stato il modo in cui il mondo ha percepito il fenomeno sismico verificatosi in Messico e le sue conseguenze. L’inciviltà dell’immagine ha riempito gli occhi di tutti; senza discrezione, senza pietà, senza verità, la morte e il dolore sono stati spettacolo avvincente dell’ora di pranzo; l’ansia per le vite sospese, stupido thrilling digestivo. Cronisti pieni soltanto di sé hanno insultato disperazioni e speranze, carpendo coi loro microfoni voci che dovevano restare segrete e frugando con le telecamere alla ricerca del sensazionale e dell’atroce. Raramente l’equivoco immorale del documento ha permesso tanto sciacallaggio morale. Piccolo boccone in confronto a tanto banchetto è stata la morte recente di un famoso divo del cinema; ma riccamente condito dalla salsa dello scandalo, la stessa salsa con cui l’opinione pubblica rende oggi più saporite tante piccole morti. Non è la paura del contagio o l’ansia profilattica infatti che rende così appetitosa ogni notizia relativa alla sindrome di immunodeficienza acquisita; ma è proprio la gioiosa sensazione che si tratta di un pericolo di morte che riguarda altri, che sono, certo, diversi da noi. Tanto questo delirante sonno di ogni ragione è però prevalso che gli stessi “diversi” si sono investiti del ruolo di vittime designate, felici di segnare di una sacralità un po’ eroica un quotidiano che la permissività interessata delle maggioranze stava rendendo privo del fascino della trasgressione. Il cattolico Manzoni si compiacque di far morire proprio di peste quel Don Ferrante post-aristotelico che negava alla peste sostanza e accidente e non è certo il caso di negare alla peste di oggi il suo potenziale di strage; ma: se è giusto provvedere a che una nuova possibilità di morte non rischi di coinvolgere l’umanità intera a causa del mancato controllo su alcuni comportamenti diversi; come si può evitare dal mettere in guardia contro il comportamento di un’umanità intera che ha scelto di dormire in attesa di morire?Il sonno della ragione umana è oggi popolato da immagini che sembrano sogni. Da ogni parte generosi elargitori hanno cura che non un momento della nostra giornata resti al buio. Le morti che vediamo non sono però morti sognate e gli assassini che vediamo non sono il racconto di assassini onirici; sono le reali morti degli altri quelle di cui ci appaghiamo di essere spettatori, mente altri sono in attesa della spettacolo della morte nostra.