4 – Giugno ‘84

giugno , 1984

L’altro giorno siamo tornati a casa un po’ immalinconiti, dopo un pranzo Al Moro di vicolo delle Bollette. La strada ha l’atmosfera meravigliosa e suggestiva di tutte le stradine della vecchia Roma; ma, come si apre la porta scorrevole e si entra nei ristorante, un che di scostante vi assale: salettine anguste e inospitali per l’eccessivo affollamento di minuscoli tavolini su cui fanno ingombro non solo gli immancabili posacenere, ma anche i ributtanti contenitori di stuzzicadenti. Seduti ai tavoli, gomito contro costole, numerosi vice-capi ufficio, ulcerosi sottoburocrati della politica e della finanza, grigi nel vestivo e giallastri nel colorito e qualche turista dirottato dalla vicina Trevi. Tutti mangiano con aria distrattamente ottusa i piatti di una cucina, più che dignitosa e gradevole, meritevole di ben altra attenzione: magari un po’ banali, ma perfetti nella cottura e nella preparazione gli spaghetti alla Moro, vessillo della casa, buona la minestra di riso e indivia, non sgradevoli anche se un po’ consueti gli involtini alla romana con patate Ascé(?), squisito e morbido il capretto romanesco con patate al forno e il menu del giorno offriva anche ma discreta varietà di scelte di carne e di pesce. Un piccolo tonfo nei dessert: dolciastra e collosa la mousse allo zabaione per la troppa panna mentre il semifredda era riscattato solo in parte dalla bontà della cioccolata calda. Varia e qualificata la lista dei vini, ma decisamente cattivo il rosso della casa: insipido e dal cattivo profumo. Prezzo non basso ma ragionevole.