3 – Maggio ‘84

maggio , 1984

Al Foro Italico, nel palazzo del CONI, Renato Guttuso celebra il suo Elogio allo sport. Sono grandi pannelli e grandi quadri dai bei colori, un po’ demagogicamente inneggianti ai fasti e ai divi dello sport, tirati fuori e raggruppati all’approssimarsi della stagione olimpica.
Renato Guttuso è un mostro sacro: settandue anni, forse tutti spesi per la pittura. Molti decenni fa imparò il mestiere, con serietà e correttezza, e lo si vede ancora adesso. Comanda la sua mano come vuole e ardisce (con sprezzo del rischio che corre) confrontare con la celebre Atalanto di G. Reni una sua Atalanta decisa e presuntuosa. Presunzione e odio inacidito e petulante mette in risalto soprattutto questa mostra. Guttuso odia, odia soprattutto le donne, e le disprezza, avvilendole nella rappresentazione dei loro stessi corpi, sempre troppo segnati. Ma Guttuso ha anche paura dei maschi, li guarda con un terrore che è eccessivo anche se è difesa dall’omosessualità. Certo ognuno di noi ha il diritto di aver paura della propria omosessualità ma Guttuso guarda i suoi atleti come se volesse allontanarli per sempre da sé.

Un grande pittore ancora una volta alle prese con un’occasione sbagliata; ma perché Guttuso ha bisogno sempre di frapporre Grandi Temi tra noi e la sua pittura? La professionalità dell’artista che crediamo egli sia ci guadagnerebbe a sentirsi meno investita del ruolo di Grande Affrescatore della nostra storia.