48 – Dicembre ‘88

dicembre , 1988

Il vero problema

Come era facilmente prevedibile, è puntualmente successo che la sindrome di immunodeficienza acquisita diventasse il genere di consumo che «tira» di più.
È giusto che intorno ad un male che sembra insidiare una fetta così grande di umanità, si faccia il possibile per destare l’attenzione e per predisporre terreni fertili alle campagne di prevenzione.
Ma hanno davvero questo obiettivo le grandi inchieste sui rotocalchi, i prodotti dell’industria cinematografica e televisiva, gli spettacolari show musicali? Indagare sulle ragioni che muovono tutto questo gran macchinario vorrebbe dire fare un processo alle intenzioni e la cosa, si sa, non sempre è legittima. Ci si può però domandare se così agitando il problema si ottenga veramente ciò che si dice di voler ottenere: una conoscenza della reale situazione di rischio collettivo e una adeguata prevenzione.
Si ha infatti l’impressione che la spettacolarità dell’evento tragico sia diventata il fattore predominante: come è già successo per altre sindromi incombenti sul pianeta o già patite dagli esseri umani, il gusto di trasformarsi in spettatori di sofferenze rappresentate ha avuto il sopravvento, motivando i professionisti a «mettere in scena» situazioni sempre più drammatiche, non importa quanto costruite su ipotesi più verosimili che vere. Proprio sulle ipotesi di quanto «verosimilmente» potrebbe accadere si radicano nell’inconscio sociale di una umanità spettatrice i pregiudizi ed il razzismo che spingono ad emarginare e a condannare per salvarsi, e questo è il risvolto disgustoso: sia che spinga le madri ad isolare un piccolo «appestato» per l’amore dei propri figli, temporaneamente parcheggiati presso lo stesso asilo, sia che induca all’eroismo vittimistico che moltiplica il sentimento stupidamente autodistruttivo di chi si compiace di manifestare solidarietà con gesti che hanno risonanze equivalenti al biblico «bacio del lebbroso», magari come disperata reazione ad un egoismo che per difendere dal pericolo non esita neppure davanti all’omicidio profilattico.
Così, ancora una volta, il problema di cui si parla è il «falso problema», mentre del vero problema: il male, la sua prevenzione e la sua cura nessuno sa davvero qualcosa.